Cucina emiliana: ciacci, calzagatti e gelato all’aceto balsamico
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La storia dei ciacci
Il Ciaccio è simile a un borlengo, ma un po’ più spesso, come una crêpe.
Il Ciaccio in origine è fatto con la farina di castagne, ma noi, che veniamo da Pavullo, l’abbiamo sempre fatto con la farina di grano.
Gli ingredienti, quindi, sono farina di grano, sale, olio e un uovo: si allunga il tutto con l’acqua e si mescola fino a ottenere un impasto omogeneo e senza grumi. Una specie di colla (si chiama così) che si cuoce nelle cottole, piastre nere di ferro, piatte con manico lungo. In circa 3 minuti il Ciaccio è pronto e condito!
Il Ciaccio tradizionale è condito con lardo e parmigiano, ma si può fare in tanti modi. Alla Corte del Sole lo trovi con il parmigiano e il nostro aceto balsamico, con il prosciutto crudo e la caciotta, e c’è anche la variante dolce, con ricotta e miele o con la Nutella.
Il Ciaccio viene servito insieme alle crescentine (conosciute anche come tigelle).
Sono questi i pani della tradizione montanara modenese, da servire con gli affettati, con lardo e formaggio, con i formaggi misti e gli umidi…perfetti per tocciarci dentro la crescentine!
Il Ciaccio è un mangiare povero, delle nostre terre: in casa si aveva sempre farina e lardo, provenienti dai campi e dal maiale allevato. Quando ci si ritrovava davvero in ristrettezze la razdora allungava l’impasto aggiungendo un po’ acqua, e poi ancora acqua così da arrivare dall’impasto sostanzioso delle tigelle a quello colloso del Ciaccio.
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La leggenda del calzagatto
Anche il calzagatto (polenta fritta con i fagioli) ha una storia carina da raccontare!
Mentre la razdora mescolava la polenta nel paiolo davanti al camino, a fianco il tegame più piccolo con i fagioli, il gatto le insistentemente girava intorno strusciandosi alle sue gambe fino a farla inciampare. E così avvenne l’incidente, o nascita, dei calzagatti: la signora diede un bel calcio al gatto per mandarlo via e prese contro alla pentola di fagioli che finì nel paiolo della polenta. Il danno era fatto! Non si potevano più dividere i due ingredienti e alla fine gli servì insieme!
Oggi sono uno dei piatti più apprezzati della nostra tradizione!
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Il gelato all’aceto balsamico
Invece il gelato all’aceto balsamico del nonno Alfonso l’abbiamo proprio inventato noi: è la nostra specialità!
È un gelato alla vaniglia prodotto artigianalmente da una pasticceria della zona: noi aggiungiamo il nostro aceto vecchio di almeno 25 anni. Dopo quell’età l’aceto perde l’acidità fissa, e rimane quella volatile con i gradi zuccherini del mosto cotto d’uva.
Si è portati a pensare che sia aceto, ma ormai non lo è più. In tanti anni di prove, mantecando insieme questi due ingredienti, siamo arrivati a celebrare un matrimonio perfetto, un ottimo fine pasto. Un dolce che delizia il palato lasciando una piacevole sensazione di pulito.
Di gusto raffinato è un’esplosione di sensazioni: c’è chi sente il caramello, chi la liquirizia…tutto questo perché l’aceto ritorna alle sue origini.
Hai voglia di assaggiare questi piatti della tradizione emiliana?
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